Questo capitolo presenta notevoli criticità.
Anzitutto il titolo: sarebbe più appropriato “Piccolo Spazio Pubblicità”, citando propriamente Bollicine di Vasco Rossi.
Come cittadino mi sento addirittura indignato.
Nel merito
Il capitolo sposa acriticamente la retorica commerciale riguardo alle “magnifiche sorti e progressive” promesse dalla introduzione di questa “nuova” tecnologia (vecchia di quasi 70 anni).
Licenziare come “poca comprensione della tecnologia in sé e dei suoi reali effetti nella società” tutte le evidenti criticità legali, sociali, politiche e tecniche che vengono osservate da chi semplicemente non condivide interessi economici nel settore, mostra una sorprendente carenza di onestà intellettuale.
Chiunque abbia minimo di esperienza nel machine learning vede chiaramente le potenzialità di questi strumenti statistici (e del più ampio campo della AI). Ma questo non significa e non deve significare ignorarne, minimizzarne o addirittura negarne i problemi pratici, siano essi tecnici, legali o sociali.
In questa carenza di conoscenza, che è presente a tutti i livelli di società e di istruzione, si inserisce facilmente una narrazione fatta di notizie distorte o influenzate da fantascienza distopica, che rischia di influire negativamente sull’immaginario collettivo, degenerando in distorsioni della realtà tipiche della teoria della profezia auto avverante [1].
Ad oggi è piuttosto evidente un’altra narrazione, che fa leva sulla fantascienza utopica, sui sogni di un Eden tecnologico, per far passare normative pericolose per i singoli e la collettività.
Ne sia un’esempio il recente documento del Garante Norvegese su AI e privacy, più degno di una brochure commerciale di Google che di un supporto legislativo.
Il ruolo della PA non deve essere quello di testimonial della intelligenza artificiale.
E nemmeno quello di sponsor.
La PA deve adottare queste tecnologie con profonda coscienza del loro funzionamento, del loro potenziale e dei loro limiti. Ma può farlo solo dopo aver preso visione non solo del potenziale (ampiamente sbandierato da più parti), ma anche dei rischi.
Rischi che riguardano i cittadini.
Ma che riguardano soprattutto la efficienza e l’efficacia della PA ed in ultima analisi la credibilità dello Stato.
Nel metodo
La creazione di una cultura Europea condivisa è sicuramente uno scopo nobile e fondamentale.
Ma confondere questo obbiettivo, con la diffusione di una fiducia irrazionale ed incondizionata nella intelligenza artificiale è aberrante.
Stiamo parlando di matematica, di statistica e di macchine deterministiche. Punto.
Non è compito della pubblica amministrazione “costruire socialmente un immaginario condiviso rispetto al ruolo di tecnologie come l’IA”.
Non è affato un “investimento di cittadinanza”!
Al contrario: questo tipo di manipolazione della cittadinanza da parte della amministrazione sarebbe in diretto contrasto con la Costituzione.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Compito della pubblica amministrazione è aumentare la consapevolezza della cittadinanza rispetto a queste tecnologie. Consapevolezza che non può prescindere dalla comprensione dei rischi del loro controllo da parte di poche aziende fuori dal controllo democratico di questo Paese, per esempio.
Consapevolezza che DEVE includere la comprensione del funzionamento e dei limiti di queste tecnologie.
Senza tale comprensione queste tecnologie dalle straordinarie potenzialità positive finirebbero, nella migliore delle ipotesi di essere inefficaci a causa di una applicazione inadeguata (cosa tristemente già vista nel nostro Paese), nella peggiore di limitare di fatto la libertà dei cittadini, in quanto oggetti di manipolazione continua.
La PA deve sottrarsi a questa sorta di “allucinazione artificiale” eterodiretta, e porsi invece come utilizzatore e regolatore razionale e competente degli strumenti che vengono introdotti sul mercato.
Vi prego
Riscrivete o rimuovete questo capitolo. Davvero.
Vi prego come cittadino, ancor prima che come programmatore lucido e competente in materia.