Buongiorno Valeria,
propongo anche la lettura di divertenti commenti al seguente post su linkedin:
https://www.linkedin.com/feed/update/urn:li:activity:6328549697447428096/
che fa riferimento al seguente articolo:
https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera/20171024/282428464432231
riporto qui mio commento (che però va letto nel contesto dei commenti):
Sì nulla di nuovo. L’articolo, al solito, mischia troppa roba.
Il prodotto di cui si parla, ovvero un marketplace del recruiting con videointerviste preregistrate, secondo me potrà prendere campo senza meno.
Del resto , come accenna Davide Nastri, professionalità e competenza del recruiting sono spesso talmente rozze, che qualsiasi automazione pare meglio.
Ora che il testo parlato di un video messaggio venga tradotto in testo anche questa è cosa facile allo stato dell’arte. Che ci sia un post elaborazione delle risposte verbali ed un qualche software di data mining, anche questo è cosa fattibile.
Quello che mi pare azzardato è fare analisi degli soft skills di un essere umano con una elaborazione del contenuto video visuale/non verbale; infatti non mi pare che l’azienda citata offra questo servizio.
Il fatto che i chatbot, intesi come programmi che accettano le candidature dei candidati, facciano scrematura e rispondano “sei stato scartato” non è un problema più complesso di quello di X.ai . E questo NON è ancora “conversational AI”.
BTW, senz’altro tutto questo sta togliendo lavoro ai recruiters che, pur chiedendo il documento curriculum vitae del candidato, non ne leggono nemmeno le prime 5 righe.
In Italia,
il problema che io vedo anzitutto è di informazione e cultura generale.
Si tende a fare grande confusione tra intelligenza artificiale, automazione digitale, robotica, chatbot, etc.etc.
ed in relazione al dominio specifico del recruitment, il “mercato” è talmente malconcio che anche un semplice algoritmo di filtro su parole chiave (di un CV) funziona meglio del recruitment fatto da umani. sigh.