Le strade sono una risorsa pubblica limitata. Lasciate all’utilizzo spontaneo dei cittadini producono non solo code e intasamenti, ma anche aria inquinata e irrespirabile. Un sistema di trasporto intelligente, invece, può regolare il traffico in modo sostenibile.
Esiste una quantità di letteratura sui sistemi di trasporto intelligenti. La direttiva 2010/40/EU si riferisce in particolare al trasporto stradale. Oggi, la maggior parte dei veicoli che circolano in città sono dotati di navigatore, e spesso sono connessi alla rete Internet. Pensare la sincronia in grande non è più fantascientifico.
Sul mercato si trova software per la gestione “intelligente” di flotte di veicoli. Spesso vengono utilizzati algoritmi di routing e scheduling specifici di questa problematica. Non conosco, però, applicazioni per il traffico cittadino. Noto che le città europee sono diverse da quelle americane e asiatiche. Abbiamo vie più strette e meno parcheggi. Quindi dobbiamo inventarcele noi le soluzioni adatte. Cominciando dai requisiti di base. Io, che vivo a Milano, mi sono stupito della difficoltà che c’è stata per stabilire l’Area C. A me sembrerebbe anche meglio far pagare, che so, un centesimo per ogni semaforo su tutto il territorio comunale. Credo che molti sarebbero fieramente contrari, ma non capisco perché. C’è stato chi ha dichiarato: “Certo che ho votato sì al referendum, ma per non far entrare gli altri, io qui ci abito.”
Le funzionalità di una gestione centralizzata potrebbero prevedere la prenotazione dei percorsi, per cui un automobilista richiede di arrivare a destinazione a una data ora e il sistema pianifica un flusso di traffico che lo consenta. Un sistema comunale ha il vantaggio di poter sincronizzare i semafori e, volendo, invertire i sensi unici. Ci vorrebbe un protocollo per il dialogo tra sistema centrale e navigatori che permetta di gestire la fase tattica di quanto pianificato.
I semplici semafori sincronizzati già forniscono una riduzione degli inquinanti. Questo lo si può stimare con simulazioni (per esempio questa). Tuttavia è prevedibile che una maggiore scorrevolezza del traffico finisca per produrre dei ripensamenti da parte di coloro che avevano rinunciato all’auto per questo motivo, cosicché il risultato a regime sarebbe di far passare più auto nello stesso spazio logistico, quindi con un maggiore inquinamento. È necessario stabilire dei disincentivi mirati ad evitarlo, promuovere il trasporto pubblico, i passaggi in car pooling, eccetera.
La taglio corta qui, aggiungendo due o tre domande… Come si evolverà la logistica comunale in uno scenario di vetture driverless? Che relazione potrà sussistere su questo tema tra il Comune e privati come Blablacar, Uber, compagnie di taxi e simili? Ma sopratutto, quale sarebbe il rischio di non avere una logistica pubblica adeguata per gestire questi problemi?