Concordo sulla necessità di esperienze concrete. Nella PA aleggia d’altronde una sorta di “impotenza appresa” diffusa (per dirla con gli studiosi della psicologia positiva): le delusioni di tanti anni inducono tanti a non credere nella possibilità di novità. E allora bisogna forse mettere qualche fatto all’attivo, azionare situazioni e persone, ricavarne testimonials, raccontare avvenute moblitiazioni di risorse umane. Affinchè l’IA diventi, in modi diversi, una realtà operante, e non una materia per soli esperti (tale ultima percezione allontana l’IA dalla vita delle persone normali). Lavorare, in logica laboratoriale, su casi concreti significa scoprire anche le difficoltà e le potenzialità nell’ambito delle diverse situazioni organizzative, atteso che la dimensione organizzativa (chi è il responsabile del cambiamento organizzativo?) resta una delle più critiche. Abbiamo bisogno di parlare di IA con il collega della porta accanto, senza risultare astratti o divagatori.
Saluti